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Decarbonizzazione e produzione elettrica

Decarbonizzazione e produzione elettrica

Una delle parole che sta prendendo sempre più piede in tema di approvvigionamento energetico ‘pulito’ è certamente ‘decarbonizzazione’.

Di cosa si tratta. Cosa si intende esattamente per decarbonizzazione del settore energetico? Fondamentalmente si tratta della riduzione nel tempo del rapporto tra le emissioni di un singolo Paese e la quantità di energia consumata nello stesso arco temporale. Come è possibile dunque mettere in atto una decarbonizzazione del sistema energetico? Le strade sono sostanzialmente due: o utilizzare fonti fossili con un minore contenuto di carbonio, ad esempio privilegiando il gas naturale in luogo del carbone, oppure, ed è questa ormai la strada scelta con forza dall’Unione europea, sostituire le fonti di produzione fossili con quelle rinnovabili (eolico, solare, biomasse, ecc), che hanno la capacità di decarbonizzare in maniera molto più intensa il sistema energetico globale. Ovviamente decarbonizzare una realtà complessa come quella energetica non è per nulla semplice: la produzione di elettricità, in particolare, richiede grandi investimenti che possono essere ammortizzati nell’arco di anni se non di decenni. Discorsi simili possono essere fatti anche per le infrastrutture di rete e per il trasporto delle materie prime, come i gasdotti.

Come decarbonizzare il sistema energetico nazionale. Queste scelte effettuate nei decenni passati hanno senza dubbio rallentato la effettiva transizione verso fonti energetiche pulite che, peraltro, hanno scontato per anni un deficit di competitività di costo con le energie tradizionali. Il nostro Paese, per adeguarsi agli obiettivi europei in materia di energia e ambiente, già nel periodo compreso tra il 2010 e il 2020 ha comunque aumentato in maniera considerevole la quota delle rinnovabili nel proprio sistema energetico. Tanto che nel 2018, secondo l’Ipsra, le emissioni di gas serra nazionali per unità di consumo interno lordo di energia erano in linea con la media europea, nonostante l’apporto di una non trascurabile quota di energia di origine nucleare ancora presente in Europa (fonte che per sua natura non emette Co2).

Il ruolo dell’elettrificazione. Un altro punto non meno importante riguarda l’elettrificazione dei consumi, in particolare nel settore civile e nei trasporti, che dovranno consumare più elettricità e meno energia termica, così da migliorare la qualità dell’aria e dell’ambiente. Al momento, infatti, l’elettricità rappresenta soltanto una quota minoritaria del consumo di energia: nell’Unione Europea l’elettricità rappresenta circa il 22% della domanda finale di energia. Oltre all’elettricità, infatti, la domanda di energia è legata anche all’energia termica (usata per il riscaldamento degli ambienti) nonché ai consumi legati ai carburanti del settore trasporti, che sono in massima parte soddisfatti attraverso l’impiego delle fonti di origini fossili (che producono emissioni in grande quantità). Quando invece la produzione elettrica viene assicurata da un mix bilanciato, che prevede l’integrazione di una quota rilevante di rinnovabili, un maggiore utilizzo del vettore elettrico può essere una buona strada per la decarbonizzazione. Nel concreto, questo significa favorire l’impiego delle pompe di calore elettriche rispetto alle tradizionali caldaie a gas per il riscaldamento; oppure introdurre le vetture elettriche/ibride al posto delle tradizionali automobili alimentate a benzina e gasolio oppure i motori elettrici in ambito industriale. Ad esempio, per quanto riguarda le auto elettriche, che oggi rappresentano ancora tutto sommato un fenomeno di nicchia, il PNIEC fissa un target abbastanza ambizioso, prevedendo ben 6.000.000 di veicoli elettrici al 2030. Altro caposaldo della decarbonizzazione è, ovviamente, l’efficienza energetica: la diminuzione dei consumi energetici comporta automaticamente il taglio delle emissioni correlate. Si tratta dunque di una strada che nel prossimo decennio l’Italia è chiamata a perseguire.

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