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Una CER è un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le cooperative, gli enti di ricerca, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti associatisi alla comunità.
In una CER l’energia elettrica rinnovabile può esser condivisa tra i diversi soggetti produttori e consumatori, localizzati all’interno di uno medesimo perimetro geografico definito dalla cabina primaria, grazie all’impiego della rete nazionale di distribuzione di energia elettrica, che rende possibile la condivisione virtuale di tale energia.
L’obiettivo principale di una CER è quello di fornire benefici ambientali, economici e sociali ai propri membri o soci e alle aree locali in cui opera, attraverso l’autoconsumo di energia rinnovabile.
Le Comunità Energetiche puntano a raggiungere un alto grado di autosufficienza energetica, riducendo la dipendenza da fonti fossili e promuovendo uno stile di approvvigionamento più sostenibile a livello ambientale ed economico.
Per prima cosa è necessario individuare le aree dove realizzare gli impianti alimentati da fonti rinnovabili e gli utenti con cui associarsi per condividere l’energia elettrica.
È poi necessario costituire giuridicamente la CER, sotto forma di associazione, ente del terzo settore, cooperativa, cooperativa benefit, consorzio, organizzazione senza scopo di lucro etc, ossia dotare la CER di una propria autonomia giuridica attraverso una qualsiasi forma che ne garantisca la conformità con i principali obiettivi costitutivi. Ogni CER è, pertanto, caratterizzata da un atto costitutivo, uno statuto e un regolamento interno in cui sono illustrate le regole di ripartizione dei benefici tra i membri.
L’adesione alla CER di un consumatore di energia o di un produttore di energia rinnovabile può avvenire nella fase di costituzione legale della CER, ovvero in una fase successiva, secondo le modalità previste negli atti e negli statuti delle stesse CER.
Una CER è una comunità che aggrega produttori da fonti rinnovabili e consumatori di energia. È quindi possibile partecipare alla CER in qualità di:
Per poter accedere agli incentivi previsti per le CER gli impianti di produzione da fonte rinnovabile devono avere potenza non superiore a 1 MW. Tali impianti sono generalmente di nuova costruzione, anche se possono far parte di una CER impianti già realizzati, purché entrati in esercizio successivamente alla data del 16 dicembre 2021 (data di entrata in vigore del D.lgs. 199/2021) e comunque successivamente alla regolare costituzione della CER.
Inoltre, ai fini dell’accesso ai benefici previsti dal Decreto di incentivazione, gli impianti non devono beneficiare di altri incentivi sulla produzione di energia elettrica.
Si, esiste un vincolo geografico. Tutti i consumatori e tutti i produttori devono essere ubicati nell’area geografica i cui punti di connessione alla rete elettrica nazionale (POD) sono sottesi alla medesima cabina elettrica primaria.
La mappa interattiva delle aree convenzionali sottese alle cabine primarie presenti sul territorio nazionale è consultabile al link https://www.gse.it/servizi-per-te/autoconsumo/mappainterattiva-delle-cabine-primarie resa fruibile dal GSE, in collaborazione con le imprese distributrici.
Per tutte le CER sono previsti due tipi di corrispettivi economici sull’energia autoconsumata (condivisa):
Si evidenzia, inoltre, che tutta l’energia elettrica rinnovabile prodotta ma non autoconsumata resta nella disponibilità dei produttori ed è valorizzata a condizioni di mercato. Per tale energia è possibile richiedere al GSE l’accesso alle condizioni economiche del ritiro dedicato.
Infine, per le sole CER i cui impianti di produzione sono ubicati in Comuni con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti, è previsto un contributo in conto capitale, pari al 40% del costo dell’investimento, a valere sulle risorse del PNRR.
La tariffa incentivante riconosciuta dal GSE, sulla quantità di energia elettrica condivisa da una CER, è costituita da una parte fissa ed una variabile.
La tariffa incentivante si riduce nella parte fissa all’aumentare della potenza degli impianti, mentre la parte variabile oscilla tra 0 e 40€/MWh in funzione del prezzo dell’energia (al diminuire del prezzo di mercato dell’energia la parte variabile aumenta fino ad arrivare al massimo a 40€/MWh).
Il contributo in conto capitale del PNRR è pari al 40% delle spese sostenute per la realizzazione di impianti FER, nei limiti delle spese ammissibili e dei seguenti costi di investimento massimi in funzione della taglia di potenza:
L’imposta sul valore aggiunto (IVA) non è ammissibile alle agevolazioni, salvo il caso in cui non sia recuperabile ai sensi della legislazione sull’IVA.
Sono ammissibili le seguenti spese:
Le ultime quattro voci di spese di cui sopra sono finanziabili in misura non superiore al 10% dell’importo
ammesso a finanziamento.
Si, la tariffa incentivante è cumulabile con il contributo PNRR o altri contributi in conto capitale, nella misura massima del 40%, a fronte di una decurtazione della tariffa incentivante del 50%.
Pertanto, se un produttore ottenesse un contributo in conto capitale di qualunque tipologia superiore al 40% del costo dell’investimento (calcolato sulla base dei massimali precedentemente illustrati), non è possibile ottenere la tariffa incentivante per l’energia elettrica prodotta dall’impianto in questione.
No. La tariffa incentivante non si applica all’energia elettrica che è stata prodotta da impianti fotovoltaici che hanno avuto accesso al Superbonus. Per tali impianti resta comunque il diritto di ottenere il contributo ARERA per la valorizzazione dell’energia elettrica autoconsumata.
È invece possibile ottenere la tariffa incentivante nel caso si sia fruito delle detrazioni fiscali al 50% per ristrutturazioni edilizie (previste dall’articolo 16-bis, comma 1, lettera h), del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917). Tali impianti però non possono accedere ad altri contributi in conto capitale, compreso quello previsto dal PNRR.
Si. Nel caso in cui l’impianto risulta beneficiario di un finanziamento in conto capitale, la tariffa incentivante viene ridotta proporzionalmente in funzione della % di cofinanziamento.
Nel caso limite del 40% di contributo in conto capitale, la tariffa incentivante viene ridotta del 50%.
No, gli impianti di produzione alimentati da fonti rinnovabili e le singole utenze di consumo di clienti finali possono appartenere ad una sola CER.
È possibile, tuttavia che uno stesso soggetto possa appartenere a due diverse CER con distinte utenze di consumo o impianti di produzione nella propria titolarità.
Tutti i partecipanti alla CER – che siano consumer o prosumer (ossia consumatori che possiedono un impianto di produzione da fonte rinnovabile e che producono energia per sé stessi e per i componenti della CER) – mantengono i loro diritti di clienti finali, compreso quello della scelta del fornitore di energia elettrica e hanno la facoltà di uscire dalla Comunità quando lo desiderano, secondo le regole e le indicazioni contenuti nello statuto.
Le stesse facoltà di ingresso e di uscita sono altresì garantite ai produttori da fonte rinnovabile.
In questo gruppo rientrano titolari di punti di connessione ubicati nel medesimo edificio o condominio che consumano energia elettrica prodotta da impianti di produzione ubicati nell’area afferente all’edificio/condominio stesso ovvero in altre aree, facenti parte della stessa zona di mercato, che siano nella piena disponibilità di uno o più soggetti facenti parte della configurazione e che hanno dato mandato
al medesimo referente per la costituzione e gestione della configurazione.
Gli impianti di produzione possono essere gestiti da produttori facenti parte del gruppo oppure da un produttore terzo, eventualmente coincidente con il referente della configurazione, purché soggetto alle istruzioni di uno o più membri della configurazione.
L’energia elettrica prelevata ai fini della condivisione può includere i prelievi di clienti finali non facenti parte della configurazione, purché titolari di punti di connessione ubicati nel medesimo edificio/condominio.
In questo caso i soggetti facenti parte della configurazione sono un consumatore ed un produttore, che coincide con il consumatore o è un terzo soggetto alle istruzioni del consumatore stesso, le cui rispettive unità di consumo e di produzione sono collegate con una linea elettrica diretta di lunghezza non superiore a 10 km ed ubicate in aree nella piena disponibilità del consumatore e che hanno dato mandato al medesimo referente per la costituzione e gestione della configurazione.
NO, non c’è alcun limite al numero di impianti ma c’è un limite solo sulla potenza massima di ogni singolo impianto che non può essere maggiore di 1 MW.
In ogni caso, per un corretto dimensionamento della comunità, la potenza cumulata degli impianti dovrà essere tale da cercare di massimizzare l’energia condivisa, o comunque in modo da avere una elevata percentuale di energia condivisa, per poter ottimizzare i tempi di rientro degli investimenti.
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