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Aggiornamenti normativi Comunità Energetiche Rinnovabili (CER)

Aggiornamenti normativi Comunità Energetiche Rinnovabili (CER)

Gli attuali mutamenti climatici e la crisi energetica in corso costituiscono le sfide principali di questo secolo che i governi di tutto il mondo si trovano ad affrontare. Sono fenomeni strettamente connessi, i quali hanno reso sempre più manifesto sia il bisogno di limitare l’uso intensivo delle risorse, sia i benefici ottenibili attraverso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, sia a livello nazionale che individuale.  Un’alternativa che risponde in maniera positiva a queste sfide globali, incentivando nel contempo uno sviluppo basato sulla condivisione e sull’efficienza, è già presente: si tratta delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Vediamo quali sono gli aggiornamenti normativi dell’ultimo periodo.

Comunità Energetiche Rinnovabili

In Italia, le prime esperienze con le Comunità Energetiche Rinnovabili risalgono agli inizi degli anni 2000: erano principalmente piccole realtà localizzate nel Nord Italia. Oltre a sfruttare le innovazioni tecnologiche e la digitalizzazione, le comunità energetiche rinnovabili garantiscono una riduzione degli sprechi energetici e promuovono la condivisione di una risorsa fondamentale a un costo competitivo. La loro diffusione consente di soddisfare il fabbisogno energetico della popolazione e di proporre nuovi modelli socioeconomici basati sulla sostenibilità e il riciclaggio, evitando l’uso dei combustibili fossili.

Cos’è una comunità energetica?

Esaminiamo innanzitutto cos’è una comunità energetica (o energy community). Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono entità legali costituite in modo democratico e volontario da un gruppo di individui, piccole e medie imprese e/o enti locali, inclusi comuni, istituti di ricerca e formazione, enti religiosi e del terzo settore, oltre alle amministrazioni locali, che scelgono di produrre energia pulita per sé stesse e condividerla tra di loro. Attualmente, in Italia ci sono più di 100 CER, ma a causa delle complesse e lunghe procedure burocratiche, solamente 16 sono riuscite a completare il processo di approvazione entro il 2022. Dal momento che, in base alla legge, lo scopo principale di una comunità energetica non può essere il profitto, le forme giuridiche più frequentemente adottate per questioni di praticità ed efficacia sono l’associazione riconosciuta o la cooperativa. La fase successiva consiste nell’individuare l’area in cui installare l’impianto (o gli impianti) di produzione, la quale dovrebbe trovarsi nelle vicinanze dei consumatori.

Parlando della normativa italiana sulle comunità energetiche, è emerso che la regolamentazione a livello nazionale ha recepito quella europea inizialmente attraverso l’emissione e la conversione in legge del DL 162/19 (“Decreto Milleproroghe”), seguita successivamente dal DLgs 199/2021 e dal DLgs 210/2021. Nello specifico, l’articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe ha introdotto una disciplina di transizione al fine di regolare una fase sperimentale iniziale di configurazione delle CER, con impianti con fonti rinnovabili di potenza non superiore a 200 kW ciascuno e un perimetro di aggregazione limitato agli impianti collegati alla stessa cabina di trasformazione secondaria. In data 4 gennaio 2023 è stata emanata la delibera ARERA, nota come Tiad, che va ad aggiungersi alle vecchie delibere sui Sistemi di distribuzione chiusi e sui Sistemi semplici di produzione e consumo emessi per via dei decreti 199/21 e 210/21.

Normativa europea

In questo quadro economico e geopolitico complesso in cui ci troviamo, è sempre più essenziale accelerare verso politiche ecologiche, che i governi mondiali stanno abbracciando non solo a causa dell’emergenza climatica, ma anche grazie all’incessante innovazione. Da qualche anno, l’Unione Europea ha svolto un ruolo di primo piano in questa direzione:

• La Direttiva RED 2009/28/ della Comunità Europea, con l’approvazione del pacchetto Clima Energia, ha dato il via alle prime misure di sostegno agli investimenti nelle tecnologie di generazione di energia da fonti rinnovabili, stabilendo una serie di obiettivi nei piani energetici, tra cui la riduzione del 20% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 e una penetrazione delle rinnovabili pari al 20% dei consumi finali lordi entro il 2020.

• La Direttiva UE 2018/2001 sulle energie rinnovabili, nota anche come RED II, ha introdotto il concetto di Comunità di Energia Rinnovabile.

• Il Pacchetto per l’Energia Pulita, un insieme di direttive che mirano, tra le altre cose, a ridurre le emissioni comunitarie del 40% entro il 2030 e a raggiungere una penetrazione del 32% di energie rinnovabili nei consumi finali lordi.

Vantaggi e profitti

Le comunità energetiche, note anche come energy communities, apportano una vasta gamma di effetti positivi che si riflettono sulla popolazione, le organizzazioni e l’intera collettività coinvolta. Qui di seguito sono elencati i principali vantaggi:

Benefici ecologici

Uno dei punti di forza delle comunità energetiche risiede nella promozione delle fonti energetiche rinnovabili. Questa iniziativa si concentra principalmente sull’adozione di tecnologie fotovoltaiche, sebbene non escluda l’integrazione di altre soluzioni, come i generatori eolici o le batterie accumulate. Il risultato diretto è una drastica riduzione delle emissioni inquinanti responsabili dell’effetto serra, in particolare il diossido di carbonio. Questa transizione positiva ha impatti significativi sugli ecosistemi ambientali e sul complesso fenomeno del cambiamento climatico. Un aspetto ulteriore è l’ottimizzazione dell’energia attraverso la minimizzazione delle perdite in rete, favorita dalla minore distanza di copertura e dalla pratica dell’autoconsumo fra i membri partecipanti.

Benefici economici

La dinamica energetica delle comunità crea un terreno fertile per svariati vantaggi economici. L’energia prodotta e utilizzata genera non solo un surplus energetico ma anche un “reddito energetico” distribuibile equamente tra i partecipanti. Tale surplus rappresenta un utile aggiuntivo derivante dalla produzione energetica. Inoltre, l’ottimizzazione dell’uso dell’energia si traduce in un calo tangibile dei consumi e, di conseguenza, dei costi presenti nelle bollette. Questo scenario è ulteriormente arricchito dagli incentivi forniti dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici).

Benefici sociali

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